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HOMO ARTIFEX

Secondo Hannah Arendt, noi esseri umani viviamo in due dimensioni.

In una fabbrichiamo cose e siamo amorali, perchè immersi nel compito da eseguire.

Ma abita in noi anche un'altra modalità di vita, più elevata, nella quale cessiamo di produrre e cominciamo a discutere e a giudicare, tutti insieme.

Laddove nella prima l'animal laborans si fissa sulla domanda: "Come?; nella seconda l'homo faber chiede: "Perchè?".

Esiste una altra dimensione in cui l'essere umano nuota contro la corrente verticosa del tempo e dello spazio, e diviene artifex perchè portatore di pace e iniziatore della civiltà e si dona agli altri: "Io sono con te".

Il nostro intento è quello di recuperare in parte lo spirito dell'Illuminismo adattandolo ad un nuovo Rinascimento e naturalmente al nostro tempo.

Vogliamo che l'attitudine al fare, che è comune a tutti gli uomini, ci insegni a governare noi stessi e a entrare in relazione con altri cittadini su tale terreno comune.

Gioco e lavoro sono ugualmente liberi e intrinsecamente motivati, all'infuori delle false condizioni economiche che tendono a fare del gioco un vano eccitamento per gli agiati e del lavoro una fatica ingrata per i poveri.

Il lavoro che rimane permeato dell'attegiamento proprio del gioco è arte e come tale è idea dell'esperienza che apre l'homo artifex verso l'esterno, rappresentando l'idea dell'esperienza come mestiere.

Pertanto è necessario pensare all''idea dell'esperienza in termini di tecnica, focalizzandosi sulla forma e sul procedimento, così da costituire quel continuum tra l'organico e il sociale.

Creatività è una parola che porta con sè un carico romantico: il mistero dell'ispirazione.

Noi vogliamo svelare questo mistero.

Essa non appartiene ad una élite, ma a tutto il genere umano.

La "maestria" non ha tempo.

Per diventare abilità personale la tecnica deve penetrare e radicarsi nel lavoro.

Porsi domande sul valore etico durante ciò che si fa, cioè durante le sequenze del processo lavorativo, indica quanto è bene che l'homo artifex faccia una pausa per riflettere sulla sua attività, per non essere una creatura cieca.

Lo sforzo di guardare avanti, di prevedere, rappresenta la modalità etica dell'orgoglio per il proprio lavoro.

Tanto le difficoltà, quanto le possibilità del creare e fabbricare bene le cose, valgono anche per la costruzioni dei rapporti umani.

 

 

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